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E MONTALE

E MONTALE BIOGRAFIA EUGENIO MONTALE Eugenio Montale è nato a Genova nell’ottobre 1896, l'ultimo dei cinque figli di un agiato commerciante; trascorse a Genova l’infanzia, nella villa di famiglia a Monterosso, nelle Cinque Terre, fino a circa tredici anni. Di salute piuttosto cagionevole durante l'infanzia, Montale avrebbe interrotto gli studi alla terza tecnica, proseguendoli poi privatamente aiutato dalla sorella prediletta, Maria, e alternando la frequentazione assidua delle biblioteche di Genova allo studio del canto lirico con l'ex baritono Ernesto Sivori. Per alcuni anni il canto dominò nella vita del giovane Montale; e anche dopo che la letteratura ebbe preso il sopravvento, ben vivi rimasero in lui gli interessi musicali, che avrebbero influenzato gli inizi della sua carriera poetica, e avrebbero fatto vivamente parte, per sempre, del suo patrimonio culturale. I principali interessi letterari del giovane Montale oltre a Rousseau e Constant, includevano diecine e diec

VIVAMUS ANALISI DEL TESTO

VIVAMUS ANALISI DEL TESTO CATULLO Analisi della celebre poesia n°5 dedicata a Lesbia. Testo latino della poesia. Vivamus, mea Lesbia, atque amemus Rumoresque senum severiorum Omnes unius aestememus assis. Soles occidere et redire possunt: Nobis cum semel occidit brevis lux, Nox est perpetua una dormienda. Da mi basìa mille, deinde centum, Dein mille altera, dein secunda centum Deinde usque altera mille, deinde centum. Dein, cum milia multa fecerimus, conturbabimus illa, ne sciamus, aut ne quis malus invidere possit, cum tantum sciat esse basiorum.   Traduzione di Enzo Mandruzzato. Dobbiamo Lesbia mia vivere, amare, le proteste dei vecchi tanto austeri tutte, dobbiamo valutarle nulla. Il sole può calare e ritornare, per noi quando la breve luce cade resta una eterna notte da dormire. Baciamo mille volte e ancora cento poi nuovamente mille e ancora cento e dopo ancora mille e dopo cento, e poi confonderemo le migliaia tutte insieme per non saperle mai, perché nessun maligno porti male sa

MARCO VALERIO MARZIALE VITA OPERE EPIGRAMMI

MARCO VALERIO MARZIALE VITA OPERE EPIGRAMMI ·          Vita Dopo essere stato educato in patria, giunse a Roma nel 64. Fino a quando non uscirono di scena in seguito alla congiura dei Pisoni, godette dell'appoggio e dell'amicizia di due importanti suoi compatrioti: il filosofo Seneca e di suo nipote, il poeta epico Lucano. Si dedicò all'attività forense, sperando di trarre rapidi e consistenti vantaggi economici da essa. Le cose, però, andarono in ben altro modo, e M. si ritrovò a percorrere la difficile strada del cliens, il cliente. I suoi patroni furono certo poco munifici: M., a corto di soldi, visse a lungo in una brutta e alta dimora, alla quale, come ci informa lo stesso poeta, si accedeva dopo tre dure rampe di scale. L'attività poetica gli consentì, comunque, sotto Tito (80 d.C.) di ottenere da parte dell'imperatore il titolo onorario di tribuno militare, il rango equestre e benefici economici di varia natura, in cambio di una raccolta di epigrammi (il &quo

CATULLO CARME 40

CATULLO CARME 40 LATINO Quaenam te mala mens, miselle Ravide, agit praecipitem in meos iambos? quis deus tibi non bene advocatus vecordem parat excitare rixam? an ut pervenias in ora vulgi? quid vis? qualubet esse notus optas? eris, quandoquidem meos amores cum longa voluisti amare poena. ITALIANO Quale brutta idea, poveretto Ravido, ti butta a capofitto nei miei giambi? Quale dio da te non ben invocato porta a suscitarti una folle rissa? Perché forse tu giunga alla bocca della gente? Che vuoi? Dove mai desideri esser noto? Lo sarai, dal momento che volesti amare i miei amori con lunga pena CATULLO CARME 40

CATULLO CARME 9

CATULLO CARME 9 LATINO Verani, omnibus e meis amicis antistans mihi milibus trecentis, venistine domum ad tuos penates fratresque unanimos anumque matrem? venisti. o mihi nuntii beati! visam te incolumem audiamque Hiberum narrantem loca, facta nationes, ut mos est tuus, applicansque collum iucundum os oculosque suaviabor. o quantum est hominum beatiorum, quid me laetius est beatiusve? TRADUZIONE: Verani, omnibus e meis amicis antistans mihi milibus trecentis, venistine domum ad tuos penates fratresque unanimos anumque matrem? venisti. o mihi nuntii beati! visam te incolumem audiamque Hiberum narrantem loca, facta nationes, ut mos est tuus, applicansque collum iucundum os oculosque suaviabor. o quantum est hominum beatiorum, quid me laetius est beatiusve? CATULLO CARME 9

CATULLO TRADUZIONE CARME 45

CATULLO TRADUZIONE CARME 45 CARME 45 Oramus, si forte non molestum est, demonstres ubi sint tuae tenebrae. te Campo quaesivimus minore, te in Circo, te in omnibus libellis, te in templo summi Iovis sacrato. in Magni simul ambulatione femellas omnes, amice, prendi, quas vultu vidi tamen sereno. A! vel te, sic ipse flagitabam, "Camerium mihi pessimae puellae. quaedam inquit, nudum reduc... "en hic in roseis latet papillis." sed te iam ferre Herculi labos est; tanto te in fastu negas, amice. dic nobis ubi sis futurus, ede audacter, committe, crede luci. nunc te lacteolae tenent puellae? si linguam clauso tenes in ore, fructus proicies amoris omnes. verbosa gaudet Venus loquella. vel, si vis, licet obseres palatum, dum vestri sim particeps amoris. TRADUZIONE Supplichiamo, se per caso non è fastidioso, di mostrare dove sian le tue tane. Te cercammo nel Campominore, te nel Circo, te in tutti i libercoli, te nel tempio consacrato al sommo Giove. Insieme nella passeggiata di Mag