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MAESTRALE POESIA DI EUGENIO MONTALE PARAFRASI

MAESTRALE POESIA DI EUGENIO MONTALE PARAFRASI Questa poesia descrive una scena di tranquillità e di pace. L'atmosfera è calma e serena, con solo il leggero fruscio delle onde contro gli scogli e il movimento delle palme che si alzano appena sopra la costa. C'è un'immagine di una carezza che attraversa la superficie del mare, perturbando leggermente la sua calma prima di riprendere il suo corso. La vastità del mare si apre davanti agli occhi del poeta, creando una sensazione di meraviglia e di contemplazione. Questa bellezza naturale è contrastata dalla vita turbolenta del poeta, che si riflette nel mare stesso. Tuttavia, il poeta sembra trovare conforto nel poter osservare questa scena, e chiede al suo "tronco" - forse un albero o una roccia - di guardare con lui. La poesia termina con un'osservazione sulla natura fugace di tutte le cose, indicata dal volo degli uccelli marini. Il poeta riflette sul fatto che tutto sembra spingere verso un futuro sconosciuto,
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I MI TROVAI FANCIULLE UN BEL MATTINO

I MI TROVAI FANCIULLE UN BEL MATTINO ANGELO POLIZIANO TESTO I’ mi trovai, fanciulle, un bel mattino di mezzo maggio in un verde giardino. Eran d’intorno violette e gigli fra l’erba verde, e vaghi fior novelli azzurri gialli candidi e vermigli: ond’io porsi la mano a côr di quelli per adornar e’ mie’ biondi capelli e cinger di grillanda el vago crino. Ma poi ch’i’ ebbi pien di fiori un lembo, vidi le rose e non pur d’un colore: io colsi allor per empir tutto el grembo, perch’era sì soave il loro odore che tutto mi senti’ destar el core di dolce voglia e d’un piacer divino. I’ posi mente: quelle rose allora mai non vi potre’ dir quant’eran belle: quale scoppiava della boccia ancora; qual’eron un po’ passe e qual novelle. Amor mi disse allor: «Va’, co’ di quelle che più vedi fiorite in sullo spino». Quando la rosa ogni suo’ foglia spande, quando è più bella, quando è più gradita, allora è buona a mettere in ghirlande, prima che sua bellezza sia fuggita: sicché fanciulle, mentre è più fior
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FIGURE RETORICHE CANTO TERZO INFERNO

FIGURE RETORICHE CANTO TERZO INFERNO DIVINA COMMEDIA vv 1,2,3: "per me" =anafora vv 14,15: "qui..ogne..ogne...qui"=chiasmo v. 18: "il ben de l'intelletto": perifrasi (per indicare Dio); vv.19/20 : alla mia pose /   con lieto volto (enjambement) vv 25,27: "lingue, favelle, parole, accenti, voci, son"=climax v.30 :come la rena quando turbo spira(similitudine) vv. 34/36:questo misero modo/tengon l’animo (enjambement) vv.37/38 : a quel cattivo coro / delli angeli (enjambement) v. 48: esser non lassa(anastrofe) v 50: "misericordia e giustizia"=metonimia (stanno per Paradiso e Inferno) vv.55/56 : ì lunga tratta / di gente(enjambement) v 59-60: "colui che fece per viltade il gran rifiuto": perifrasi (x indicare Celestino V); v 79: "vergognosi e bassi"= endiadi, cioè espressione di un concetto con due elementi coordinati della stessa categoria lessicale v.81: del parlar mi trassi ( anastrofe) v 83: "antico pelo"
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